sabato 9 novembre 2013

Bellissima poesia sul rosario di Ada Negri



Avevo due rosari
d’argento, con la piccola medaglia
della Beata Vergine di Lourdes.
Uno a te lo donai perchè ti fosse
compagno nelle notti in cui più il male
t’era martirio, e con lo scorrer dolce
dei chicchi fra le dita, nel pensiero
di Dio placasse in te spirito e carne,
fratello.
All’un de’ polsi tu volesti
quel rosario scendendo al tuo riposo
primo ed estremo:ché altra sosta al mondo,
fuor della tomba, aver non ti concesse.
Ed io sull’altro a me rimasto senza sgrano
a sera le solinghe Avemarie
te ripensando e le procelle e il santo
vero amor di tua vita, amor di patria
scritto col sangue; e il tuo lungo patire
e il tuo morir, su di te chiamando
la luce eterna.
Quando anch’io sarò
dentro la terra con le mani giunte
sul petto, all’un de’ polsi avrò un rosario:
questo. E gran pace, finalmente, in cuore,
fratello.





Vocazione di quale Matteo?





Prendendo spunto da un articolo di Marina Corradi apparso su Tempi, ho notato che una mia vecchia considerazione, giudicata errata, ha in realtà molte altre persone d'accordo.
Parlo del famoso quadro del Caravaggio presente all'interno della Cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, meravigliosa opera veduta dal vivo almeno in un paio di occasioni, ma osservata più e più volte sui libri.
Non ho mai letto a riguardo le considerazione dei critici d'arte e degli esperti sul dipinto in questione, mi sono sempre lasciato andare ad osservazioni personali, contemplando i meravigliosi chiaroscuri, l'atmosfera e quel raggio di luce obliquo che parte da dietro l'immagine del Salvatore con il braccio alzato che punta il dito, fino ad illuminare il futuro santo apostolo Matteo. Egli è seduto al tavolo come ultima figura umana della composizione sulla sinistra del dipinto, intento a contare le monete in qualità di esattore delle tasse, categoria odiata dal popolo.

Il Vangelo di Matteo dice: [9]Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

E' proverbiale l'asciuttezza dei Vangeli, e questo ne è un esempio lampante. Esso va subito al sodo della questione senza giri di parole. Allo stesso tempo c'è un abisso di profondità in poche righe scritte.
Caravaggio trasmette questa chiamata con una pienezza che incanta e commuove allo stesso tempo.
Mesi addietro proprio dentro la Chiesa ho letto un opuscolo sull'opera e ho scoperto che Matteo non è il giovane a capo chino sulle monete ma l'anziano al suo fianco che addita se stesso come a dire "Sono io colui che chiami?".
Un lieve stupore mi ha invaso, come se fossi stato defraudato di una bella idea.
Riguardando l'opera con l'occhio del critico e non più con il mio, sono cambiate le carte in tavola. Il giovane non è più l'apostolo che scriverà il suo Vangelo ma solo un accessorio umano in funzione del vero Matteo lì accanto a lui.
Marina Corradi nel suo articolo, amabilmente afferma che non ci sta, e io condivido la sua idea. Matteo non può essere altri che il giovane, e i motivi sono molteplici.
Anzi tutto va considerato che una delle caratteristiche di Caravaggio è di riuscire a "catturare" una azione nel suo svolgimento, come un fotografo fuori epoca. Il Cristo sta indicando il suo apostolo e il "mio" Matteo è ancora avvinto alla sua vecchia vita di esattore e pubblicano. La luce dello Spirito sta per lambirlo, di lì a poco si accorgerà della chiamata, alzerà gli occhi e seguirà il Maestro senza un fiato. 
Se la chiamata è "in atto" non è detto che non possa allora passare qualche secondo prima della risposta. 
La presenza delle monete accentua maggiormente l'identità di esattore; l'anziano presunto Matteo della critica è vero che punta il dito verso se stesso, ma la prospettiva potrebbe ingannare e dunque indicare il ragazzo invece. 
Tanti aspetti giocano a favore suo, il sentire popolare ha già dato il suo verdetto, persino Papa Francesco ha sempre creduto nel "giovane" Matteo. 

lunedì 28 ottobre 2013

28 ottobre - san Giuda Taddeo


Oggi 28 ottobre ricorre la data dei santi Giuda e Simone.

Vorrei spendere qualche parola su Giuda Taddeo. La sua vicenda è molto interessante per me, San Giuda è un santo non particolarmente conosciuto, non per questo meno amato o supplicato. Infatti il suo "handicap" se vogliamo chiamarlo così, è di essere nominato allo stesso modo dell' Iscariota.
Sappiamo quanto sia bestemmiato il nome di Giuda, anche tra i credenti. In effetti per quale motivo dovremmo poi, specialmente tra cristiani, insultare il nome di un apostolo scelto comunque da Gesù in persona?
Non spetta a noi giudicare, eppure in tanti abbiamo sulla bocca quell'insulto, senza provare riprovazione o rimorso.
Anche per questo fu definito con il soprannome "Taddeo" il nostro Giuda, per distinguerlo da quello dell'uomo di Kariot (da qui, Iscariota, secondo una vulgata).
Si dice anche che Dio, in riparazione degli improperi al suo nome, gli abbia concesso poteri straordinari, che lui utilizza intercedendo presso il Padre per tutti coloro che chiedono grazia, specialmente nei casi difficili e quelli ritenuti impossibili.
Il termine "Taddeo" significa coraggioso, puro, di cuore, la tradizione lo vuole evangelizzatore per il medio oriente, nella Persia tanto tartassata di oggi. Fu martirizzato perchè non volle nascondere la sua fede, e, preso a bastonate fino alla morte insieme al suo compagno Simone apostolo, ricevette la palma della gloria e il suo nome scritto nei cieli.
L'iconografia lo raffigura con delle fattezze molto simili a quelle del Cristo, per via della sua stretta parentela con il Salvatore, probabilmente era il cugino, figlio di Maria di Cleofa. Quindi ha  goduto della sua vicinanza per tutto il periodo "nascosto" a Nazareth, come amico, compagno di giochi...  non sappiamo, ma è bello immaginare lo stesso.




sito su Giuda Taddeo







giovedì 24 ottobre 2013

breve riflessione personale sull'Eucaristia

Ad un anno e mezzo dalla mia conversione, nel senso che prima di questo tempo ero molto interessato alla religione senza esserne coinvolto in prima persona (probabilmente era un interesse che sedimentava la necessità della conversione) vorrei fare qualche considerazione sul sacramento più importante che la Chiesa offre ai suoi fedeli insieme al battesimo. L'eucaristia.

Il gesto di "manducare" l'ostia consacrata è a prima vista di una semplicità unica. Prendere e deglutire questa piccola cialda di pane durante la messa pare una sorta di coronamento di tutto il rito, questo ho creduto per tanto tempo.
Poi ho letto delle esperienze di alcuni santi.
Nel momento in cui si avvicinavano al Santissimo Sacramento erano colti da gioia incontenibile oppure da sgomento e senso di indegnità fino al tremore. Cogliendo la reazione dei santi, mi sono chiesto quante volte ho preso l'ostia consacrata con scioltezza, senza dare poi troppa importanza.
Perchè ad alcuni è stato data "l'intuizione" dell'importanza totale di ciò che si sta andando a fare, mentre per la maggior parte delle persone, compreso me, appare come un abitudine formale?
Se torno al momento della prima ostia, del primo pane spezzato per i discepoli da Gesù in persona, sento che c'è qualcosa di misterioso ed enorme allo stesso tempo. Un abbassamento del Divino su l'uomo, ad offrire spontaneamente la propria carne per la remissione dei peccati. Intuisco ma non afferro questa sapienza superiore che preferisce i non sapienti.
La "transustanziazione" è scandalo per la  ragione, forse a parole un grande divulgatore cristiano potrebbe persino convincere della bontà del sacramento e del suo significato. Ma quando è il momento dell'offerta, aspettando il proprio turno per prendere quella piccola cialda, il pensante perde colpi, la ragione e la razionalità diventano un inghippo, beffa totale per chi crede di capire solo attraverso il metodo sperimentale.
Le cose nascoste ai dotti sono rivelate ai piccoli, è evidente che Dio si fa gioco della nostra logica e dei nostri calcoli, quello che vuole è il nostro affidamento alla sua volontà, e credere in ciò che ci sta offrendo. Potessimo vedere solo con gli occhi dello spirito, chissà quali meraviglie sarebbero svelate innanzi a noi.
"Mistero della fede" recita il sacerdote durante la consacrazione del pane e del vino, non c'è nulla di più vero, è un mistero di cui avremo piena coscienza solo alla fine del percorso terreno, e tutto sarà mostrato all'uomo per ciò che sono veramente le cose.





martedì 22 ottobre 2013

post di presentazione

Mi chiamo Livio, per quei pochi che si imbatteranno in questo sito lascio giusto qualche dato e la motivazione che ha portato ad aprire l'ennesimo blog.
Sono cattolico praticante, osservante quando la grazia di Dio mi sostiene. In questo spazio vorrei trattare dunque di religione, legata ad esperienze personali, attualità, devozione popolare e anche questioni teologiche di carattere più approfondito.
La tradizione cattolica è come una cisterna dalla quale attingere acqua buonissima, e come primo post vorrei pubblicare l'invocazione al Volto Santo.


O Volto Santo del mio dolce Gesù, per la tenerezza d’amo­re e il sensibilissimo dolore, con cui Ti contemplò Maria SS. nella Tua dolorosa Passione, concedi alle anime nostre, di partecipare a tanto amore ed a tanto dolore e di adempiere il più perfettamente possibile la Santissima Volontà di Dio. Così sia.






un caloroso benvenuto a tutti coloro che passeranno da queste parti